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Barack Obama: The Naked Emperor
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Dividea

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italy
MessaggioInviato: Dom Mar 29 2009, 15:27:16    Oggetto:  Barack Obama: The Naked Emperor
Descrizione: By David Icke
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Inserisco una parte di questo articolo molto interessante di David Icke
Per la versioe completa rimando al link



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"I am writing this in the last days of 2008 as I watch with dismay as vast numbers of people across the world, including many who should know better, have been duped by the mind-game called Operation Obama.

Even people with some understanding of the conspiracy have said things like: 'Well, at least he's not Bush' and 'Well, at least it's great to see such a new spirit of hope'. No, he's not Bush - he's potentially far more dangerous; and what is the use of a spirit of 'hope' if it's based on a lie? In fact, what use is 'hope' at all?

Obama's wife, Michelle, who I wouldn't trust to tell me the date in a calendar factory, said that 'everything begins and ends with hope'. Utter nonsense. Hope is a meaningless emotion because its fruits are always in the future and, by definition, never in the NOW.

Hope is like riding a carousel horse; no matter how fast you go you never get closer to the one in front. The idea, however, is to persuade you to stay on the horse, despite the evitable disappointment, in the 'hope' that things will change. But they don't because the very system is designed to prevent it.

That's the way 'hope' is employed by the dastardly and devious - take the crap we are giving you now in the 'hope' that things will get better (but we know they won't). Barack Obama is a purveyor of 'hope' because his masters want the people to accept what they are given now in the hope that good times will come.

Just do what we demand, oops, sorry, Barack demands, and in return he'll inspire you to hope that it is all leading to the Promised Land. It isn't, but, by the time you realise that, it's too late.

What terrifies the manipulators is that people will abandon hope, as a future, sometime-never projection, and start to demand fairness, justice and freedom now. To avoid this nightmare they need to keep those desires as something to aspire to, not to actually have.

Thus, their man, Obama, sells 'hope' as a diversion technique, a holding position, to keep the masses from truly rebelling. We have no job, no food on the table and our home has been foreclosed, but at least we have 'hope'. Phew, thank goodness for that.

'I'm hungry, mum, can I have some hope, please?'

'I'm so sorry, darling, you can't have hope today, only tomorrow - hope is always tomorrow.'

'So will I eat tomorrow, mum?'

'We can hope so now, dear, but when we get to tomorrow, we can only hope it's the next day.'

On and on it goes. That's how 'hope' works. Or rather doesn't.

Obama's predominant mantra has been 'change'. Indeed, his massively-funded, record-breaking campaign was based on that one word - change. This is a technique used by Bill Clinton and many others and it is highly effective because, at any point, the system ensures that most people are not happy with the way life is. So, when you don't like the status quo, 'change' can be a potent message, even if, like Obama, you don't say what it means..."

Leggete e diffondete Smile

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L'altra e' pensare che ogni cosa e' un miracolo.
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MessaggioInviato: Dom Mar 29 2009, 15:27:16    Oggetto: Adv






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MessaggioInviato: Dom Mar 29 2009, 18:46:46    Oggetto:  
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Tradotto in sintesi? Very Happy Very Happy
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paoloblogger

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italy
MessaggioInviato: Ven Mag 15 2009, 08:46:30    Oggetto:  
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La marcia indietro di Obama
«Niente nuove foto di torture»


Insorgono i progressisti: «Usa le stesse tattiche di Bush»


WASHINGTON — Un mese dopo aver detto si, Barack Obama ci ripensa. Non vuole complicare la missione dei suoi soldati schierati in Iraq e Afghanistan, aumentando i rischi per la loro sicurezza. E ora è contrario alla pubblicazione delle nuove foto che mostrano gli abusi commessi dalle truppe americane sui detenuti a Bagdad e Kabul. Il presidente ha ordinato ai legali della Casa Bianca di opporsi alla decisione dei Tribunali d'Appello, che hanno accolto la richiesta dell'American Civil Liberties Union, di togliere il segreto di Stato sulle immagini. «Non sono fotografie così sensazionali e farle uscire non farebbe bene a nessuno», ha detto il presidente, ribadendo però che lui non intende «in alcun modo tollerare gli abusi sui detenuti».

«Il presidente — aveva spiegato poco prima il portavoce Robert Gibbs — ha detto al suo team giuridico di non sentirsi a suo agio con l'eventuale rilascio delle fotografie, poiché pensa che potrebbero danneggiare i nostri militari sul campo e non crede che tutte le conseguenze della pubblicazione per la sicurezza nazionale siano state ben illustrate alla corte». Pressato dalle domande, Gibbs ha avuto qualche incertezza nell'argomentare il clamoroso rovesciamento di posizione, che il fronte progressista già bolla come una brusca deviazione dalla promessa di trasparenza del nuovo presidente e soprattutto dall'impegno a non bloccare il rilascio d'informazioni quando fosse stato ordinato da un giudice: «La pubblicazione non aggiungerebbe nulla alle inchieste sui casi di abusi, che sono ben documentati e i cui autori sono già stati puniti».

Ma Obama ha ragioni forti dalla sua parte. A motivarne il ripensamento sono state in primo luogo le paure espresse dai capi militari, preoccupati dalla coincidenza tra l'uscita delle foto (il Pentagono ne aveva preparato una prima serie da diffondere il 28 maggio) e l'inizio di nuove e più rischiose fasi delle due missioni: in Iraq col ritiro di nuove unità da combattimento e in Afghanistan con l'arrivo di altri 20 mila uomini. Parlando ieri davanti al Congresso, il ministro della Difesa Robert Gates ha confermato come il cambiamento d'opinione sia stato prodotto dopo che i generali McKiernan (il capo delle truppe a Kabul, appena sostituito) e Odierno, comandante delle forze Usa in Iraq, «avevano espresso serie riserve sulla pubblicazione, perché potrebbe costare vite americane». Gates ha anche detto che se il tribunale d'Appello dovesse rigettare la richiesta, la Casa Bianca è pronta a ricorrere alla Corte Suprema. La sterzata del presidente è stata duramente criticata dall'American Civil Liberties Union: «L'Amministrazione Obama adotta le stesse tattiche di sbarramento e le politiche opache di George Bush, con buona pace dell'impegno a ripristinare il diritto, ristabilire la nostra statura morale di fronte al mondo e guidare un governo trasparente», ha dichiarato il direttore esecutivo, Anthony Romero, secondo il quale il popolo americano «deve poter farsi da solo un giudizio sui crimini, che siano stati commessi in suo nome».

Paolo Valentino
14 maggio 2009
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Ciao
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paoloblogger

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italy
MessaggioInviato: Ven Mag 15 2009, 09:41:36    Oggetto:  
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Obama si smentisce e sposta Guantanamo negli Usa

Indietro tutta. E con tale velocità da superare persino George Bush. Barack Obama doveva essere l’uomo del rinnovamento, della trasparenza, il presidente capace di porre fine agli eccessi del suo predecessore. In politica estera i cambiamenti sono innegabili. Il capo della Casa Bianca ha seppellito i dogmi dei neoconservatori ed è ansioso di dialogare con tutti, inclusi i regimi che un tempo venivano additati come membri dell’Asse del Male, a cominciare ovviamente dell’Iran.
Ma quando trattasi di sicurezza, si trasforma. E giorno dopo giorno rinnega se stesso. Aveva iniziato tentando di rispettare le promesse elettorali. Guantanamo? Da chiudere. Le torture? Un orrore e aveva dato disposizione di pubblicare rapporti riservati in cui venivano descritte le sevizie a cui i militari ricorrevano per estorcere confessioni. La trasparenza? Necessaria, al punto da annunciare la pubblicazione di altre fotografie sconvolgenti, analoghe a quelle di Abu Ghraib.
Nelle ultime settimane, però, ha cambiato repentinamente idea. Dapprima ha respinto gli appelli della sinistra che chiedeva una commissione d’inchiesta per appurare chi, a livello governativo, avesse deciso le torture. Poi ha rivisto la decisione di attribuire alla giustizia ordinaria i procedimenti contro i sospetti terroristi, detenuti nelle carceri speciali. Due giorni fa ha cancellato la pubblicazione delle foto, nel timore che potessero provocare una nuova ondata di antiamericanismo nel mondo. Ieri l’ultima svolta, verosimilmente la più clamorosa.
Già, perché per uscire dall’impasse giuridica in cui si trova il governo, Obama sta considerando un passo che nemmeno Bush aveva osato compiere. I detenuti nelle carceri speciali all’estero sono fortemente sospettati di terrorismo, ma dal 2001 a oggi le autorità non sono riuscite a trovare le prove a loro carico. Dunque l’America doveva decidere: rispettare, sebbene tardivamente, lo stato di diritto e liberarli anche a costo di rilasciare un potenziale bombarolo o far prevalere le ragioni di sicurezza nazionale e tenerli dentro. Ma dove, visto che Guantanamo comunque verrà chiuso?
Secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, la nuova Amministrazione sta pensando di varare una legislazione speciale che consentirebbe l’incarcerazione a tempo indeterminato. E sul suolo americano. Fino ad oggi infatti le prigioni speciali si trovavano all’estero e pertanto negli Usa, perlomeno formalmente, i diritti civili sanciti dalla Carta Suprema non erano violati. Così invece si creerebbe un percorso extracostituzionale. Senza precedenti.
Una soluzione che ai militanti progressisti non piace affatto e sui blog è già partita la protesta. Barack è sospettato di tradimento, mentre sale il tono della polemica politica. La speaker della Camera Nancy Pelosi, accusata dai repubblicani di ipocrisia, si scaglia contro la Cia: «Nel 2002 mi ingannarono, mentendo sulle torture».
Alla destra repubblicana, invece, la svolta piace assai e conforta chi ritiene che non sarà Obama a cambiare il mondo, ma il mondo, e soprattutto la Casa Bianca, a cambiare Obama.
venerdì 15 maggio 2009, 07:00
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Ciao
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