Poteri occulti

**Lizzy** · Inviato: Gio Apr 16 2015, 11:59:47 Oggetto: Descrizione:

In questo caso io non vedo tutti questi depistaggi o altro. Secondo me Bossetti c'entra eccome, e anche il movente Ã¨ chiaro con la sua ossessione per le tredicenni rosse, vergini, con v....a rasata etc.
L'unica cosa su cui ho dubbi Ã¨ che ci siano stati dei complici, secondo me erano in tre, e che il corpo sia stato portato lÃ¬ in seguito, non dopo molto ma non la sera del 26.

Adv · Inviato: Gio Apr 16 2015, 11:59:47 Oggetto: Adv

**peppermint** · Inviato: Mer Apr 29 2015, 10:06:32 Oggetto: Descrizione:

Yara Gambirasio, la testimonianza della sorella Keba: "Le piaceva un ragazzo"

Di lei si era parlato soltanto quando, nel 2010, fu portata da papÃ in questura: anche lei doveva raccontare quel che sapeva degli ultimi minuti di vita di Yara Gambirasio, e gli occhi di cronisti e curiosi non poterono fare a meno di vederla. Da quel momento - riservatissima, cosÃ¬ come riservatissima Ã¨ la famiglia - Ã¨ quasi scomparsa. Lei Ã¨ Keba Gambirasio, la sorella maggiore di Yara, che nel novembre 2010 aveva 15 anni. Le due erano molto legate: ogni giorno Keba prendeva il pullman insieme a Yara, il bus che le portava alla scuola media delle orsoline. Keba, il giorno prima della tragedia, era in palestra a guardare Yara, e l'insegnante di ginnastica, Daniela Rossi, avrebbe poi raccontato: "Keba si recava al palazzetto dello sport per assistere alle lezioni dei corsi di base di ginnastica ritmica, perchÃ© era sua intenzione in un prossimo futuro intraprendere la carriera di tale disciplina". E infatti, oggi, Keba Ã¨ diventata istruttrice, ha realizzato il suo piccolo sogno. E fu sempre lei, quel maledetto 26 novembre, a portare Yara in palestra. E ora, dagli atti dell'inchiesta, si scopre cosa Keba aveva detto agli inquirenti a caldo, quando fu interrogata dopo la tragica scomparsa della sorella: "Condividevamo la stessa stanza, con me si confidava parecchio - spiegÃ² -. Mi aveva detto che le piaceva un ragazzo, ma io non avevo mai notato nulla di strano". Una frase, quella di Keba, per gli inquirenti "piÃ¹ timida e riservata della sorella", che puÃ² significare tutto e il contrario di tutto. Una frase alla quale, perÃ², gli inquirenti hanno tentato a lungo di dare un significato preciso. Un significato che forse verrÃ reso noto nel processo a Massimo Bossetti, che inizierÃ il prossimo 2 luglio.

**Mantenos** · Quasi Esperto Iscritti Registrato: 29/03/10 01:19 Messaggi: 904

"La martire, la mistica, la santa, la sacrificata, tra Stato Chiesa e Stato Politico, tra il sacro e il profano, tra ritualitÃ e organizzazioni criminali non meglio identificate. Il grande assente: Bossetti!"

**Danaanch** · Apprendista Iscritti Sesso: Registrato: 01/08/12 17:28 Messaggi: 39

Ho letto il tuo pezzo su Yara nel blog.
Mi pare che a forza di stendere fili ipotetici fra eventi tragici lontani nel tempo e nello spazio si sia costruita una tela dalla quale Ã¨ difficile uscirne.
La veritÃ come sempre Ã¨ molto piÃ¹ semplice, Lizzy Ã¨ stata abbastanza esplicita.
PerÃ² voglio aiutarti, un filo di questa inestricabile tela te lo posso tagliare io, con certezza assoluta.
Togli per cortesia il carabiniere suicida dalla lista dei misteri, si Ã¨ suicidato per altri motivi che non posso e non voglio elencarti.
Capisci ....... dovrei farti leggere gli atti che la Procura ha dato a noi parenti.
Grazie e scusa per l'intervento.

Ps : i Gambirasio sono effettivamente pochi in Italia ma in Lombardia ci sono 360 famiglie con questo nome per cui la coincidenza non Ã¨ cosÃ¬ singolare.

**peppermint** · Appassionato Iscritti Registrato: 04/09/13 11:10 Messaggi: 272

Caso Yara: l'analisi della sim del telefono della 13enne

Nuovi elementi per far luce sul caso di Yara Gambirasio, la giovane ragazza uccisa nella provincia di Bergamo. Arrivano i risultati dell'analisi della sim del suo telefono
Redazione 23 agosto 2015

Un elemento nuovo che potrebbe definitivamente scagionare Massimo Bossetti, accusato per l'omicidio di Yara Gambirasio. La sim telefonica del cellulare di Yara svelerebbe che il suo corpo fu trasportato sul campo incolto di Chignolo d'Isola solo poco prima del ritrovamento, avvenuto il 26 febbraio 2011. CosÃ¬ sostiene Ezio Denti, consulente della difesa di Massimo Bossetti accusato dell'omicidio della 13enne bergamasca.

Secondo la difesa di Bossetti questo dettaglio combacia con altri giÃ emersi nel corso dell'indagine e "fa ulteriormente vacillare" un impianto accusatorio in cui Ã¨ la prova scientifica del Dna l'elemento fondante.

**umbertoeco** · Apprendista Iscritti Registrato: 17/07/15 13:09 Messaggi: 58

**peppermint** · Appassionato Iscritti Registrato: 04/09/13 11:10 Messaggi: 272

**peppermint** · Appassionato Iscritti Registrato: 04/09/13 11:10 Messaggi: 272

"Trovato un terzo Dna sugli slip di Yara"

Il genetista del pool difensivo di Bossetti: "Si tratta di un altro profilo mitocondriale. Non si sa a chi appartenga. Nessuno si Ã¨ preoccupato di scoprirlo"
Luisa De Montis - Mer, 09/09/2015 - 12:35
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C'Ã¨ un nuovo tassello nel mosaico pieno di incertezze dell'omicidio della piccola Yara Gambirasio.

Marzio Capra, ex vicecomandante del Ris di Parma, genetista forense, docente alla Statale di Milano, giÃ consulente scientifico della famiglia di Chiara Poggi e ora nel pool difensivo di Massimo Bossetti, ha annunciato al settimanale Oggi l'ennesima scoperta sul caso della giovane di Brembate.

Sugli slip di Yara Ã¨ stato trovato un terzo profilo genetico del quale nessuno aveva mai parlato. "Ãˆ un pozzo dei misteri la traccia genetica trovata sugli slip di Yara - dice Capra a Oggi - che ha portato alla incriminazione di Massimo Bossetti. Oggi scopriamo che in quella traccia non c'Ã¨ solo il Dna nucleare di Bossetti inspiegabilmente privo del suo mitocondriale, sostituito, non si capisce come mai, da quello di Yara. Una anomalia impossibile in natura. Ma Ã¨ comparso anche un terzo Dna. Si tratta di un altro profilo mitocondriale. Non si sa a chi appartenga. Nessuno si Ã¨ preoccupato di scoprirlo. E il nucleare che lo doveva accompagnare dove Ã¨ finito? La stessa traccia genetica contiene quindi un Dna nucleare e due mitocondriali di tre persone diverse. Una mostruositÃ scientifica mai vista perchÃ© contro natura. C'Ã¨ una sola spiegazione: la cancellazione selettiva. Fatta da chi? Qualcuno ci ha messo le mani? PerchÃ©? No, mi rifiuto di pensarlo".

**peppermint** · Appassionato Iscritti Registrato: 04/09/13 11:10 Messaggi: 272

l processo
Processo a Bossetti, le strane amnesie delle amiche di Yara

Â«Sa che cosa câ€™Ã¨? Non so cosa risponderle: non mi ricordoÂ». Silvia Brena Ã¨ bella. Ma Silvia Brena Ã¨ terribilmente evasiva. Silvia Brena sorride e allarga le braccia, sul banco dei testimoni del Tribunale di Bergamo, e tutti i riflettori si stringono su di lei. Se in questo processo non fossero vietate le riprese televisive, oggi sarebbe giÃ diventata una star dei programmi del pomeriggio.

Ãˆ la quindicesima volta consecutiva che Silvia ripete di non ricordare quello che lei stessa aveva testimoniato agli agenti. Gli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni la stanno sottoponendo a un quarto grado di quelli che nemmeno Perry Mason. La domanda Ã¨ una di quelle importanti: Â«Ricorda di essersi scambiata un messaggio con suo fratello, alle 18.35?Â». Risposta: Â«NoÂ». Domanda: Â«E ricorda di averlo cancellato subito dopo?Â». E lei: Â«No, non ricordoÂ». Domanda: Â«Ma non Ã¨ strano che sia lei che suo fratello abbiate entrambi cancellato solo quello?Â». Risposta: Â«SÃ¬, forse. Ma se io non ricordoâ€¦.Â». Le chiedono: Â«Ricorda di aver visto Yara, seduta in palestra?Â». Â«Se lâ€™ho detto doveva essere cosÃ¬Â». Ancora gli avvocati: Â«Ma si ricorda almeno di aver detto di aver ricevuto delle avances in palestra?Â». Â«No, non ricordoÂ». Salvagni cela nei toni garbati uno moto di stizza: Â«Ma come puÃ² aver dimenticato? Le leggo la sua deposizione!Â». E allora lei: Â«Ah, sÃ¬, adesso che me lo dice, mi ricordoÂ». Si ricorda di aver pianto, a casa, la sera della scomparsa, come ha raccontato suo padre? Â«No, non ricordo. Ma se lui lâ€™ha detto Ã¨ possibileÂ».

Ãˆ come un giallo, un mistero, ma anche come un film. Ãˆ come un labirinto in cui si perde, come una lavagna cancellata. Le amiche di Yara, le sue compagne di palestra. Tutte carine, tutte sveglie, tutte capaci di esprimersi in un italiano compito, forbito, prive di qualsiasi inflessione dialettale. Sono lâ€™altra faccia di questo processo: nulla a che vedere con la bergamasca tribale, segreta, talvolta torbida, rivelata dallâ€™inchiesta: sono perfette, si assomigliano, potrebbero essere uscite dal casting una serie americana, hanno i capelli giusti, gli occhi che brillano, un look acqua e sapone. Solo che câ€™Ã¨ anche questo dettaglio: dicono tutte di non ricordarsi nulla.

Silvia Brena ha un sorriso solare, disarmante, che non corrisponde con lâ€™espressione corrucciata del suo viso, a tratti terreo e pietrificato. Silvia in tribunale a Bergamo usa quel sorriso come un soldato spartano incastrato in una falange userebbe il suoscudo: per proteggersi. Silvia Ã¨ una delle testimoni chiave che sfilano tra il pomeriggio e la sera della seconda giornata del processo per il delitto Yara. Silvia Ã¨ lâ€™unica persona - oltre a Massimo Bossetti - che ha lasciato il suo Dna sui vestiti di Yara. Sulla manica del giaccone, per lâ€™esattezza. Tutte le testimonianze dicono che quando lei Ã¨ entrata in palestra Yara non aveva la giacca, lei non ricorda di averle parlato, e dice di essere andata in un altro piano a fare degli esercizi. Ma allora quel Dna da dove arriva? Â«Non lo soÂ».

Ãˆ un processo strano, quello di Bergamo: la mattina di venerdÃ¬ si faceva a pugni per entrare in aula, il recinto dei giornalisti era affollato, le parabole dei tiggÃ¬ hanno fatto gli straordinari per coprire le testimonianze del padre e della madre. Ma quando dopo una maratona devastante iniziano a sfilare le amiche e le ex compagne di corso di Yara, a sentirle non câ€™Ã¨ quasi piÃ¹ nessuno. Ecco Daniela Rossi, una delle maestre: Â«Quando la mamma di Yara mi chiamÃ² la prima volta non mi sono preoccupata, pensavo che Yara si fosse fermata a salutare qualcunoÂ». Ecco una ex compagna, Ilaria Ravasio, due di loro sono ancora minorenni. Durante lâ€™udienza la testimonianza della Brena diventa il pretesto per un corpo a corpo tra legali e presidente della corte degno di un capitolo di Grisham: Â«Signorina Brena, vorrei chiederle. Lei ha usato la macchina tornando a casa?Â». E la presidente: Â«Avvocato Salvagni, questa domanda non Ã¨ attinente!Â». E il legale di Bossetti: Â«Mi oppongo, signor presidente: se non Ã¨ attinente la testimonianza dellâ€™istruttrice di Yara, che cosa lo Ã¨?Â». Risposta: Â«Allora faccia domande su Yara, non sul privato della testeÂ».

Mugugno: Â«Allora riformulo: Signorina Brena, dopo aver lasciato Yara, che mezzo ha usato per uscireâ€¦?Â». E si continua cosÃ¬, con toni da legal thriller, ma con lâ€™inesorabile consequenzialitÃ di ogni mossa, come se si trattasse di una partita a scacchi.
Avevo letto le testimonianze rese nel 2010 da Silvia e dalle altre ragazze. Ma fino a che non ho sentito il racconto della mamma di Yara, e fino a che non le ho viste in Aula, non avevo capito quanto potessero essere importanti. Intanto câ€™Ã¨ un dato anagrafico: leggevi maestra, nei fascicoli, ma solo con il processo capisci che le Â«maestreÂ» non erano donne fatte, ma ragazze di diciotto-venti anni, che imparavano dai grandi e insegnavano alle piccole. Oggi le amiche di Yara sono appena diventate maggiorenni, e hanno lâ€™etÃ che il giorno del delitto avevano le loro istruttrici: anche Yara oggi avrebbe diciotto anni. Le prime e le seconde, e la media tra ieri e oggi Ã¨ il punto medio di una generazione.

Mi colpisce moltissimo anche la testimonianza di Martina Dolci. Ha diciotto anni, uno sguardo spaurito da cerbiatta. Martina in questo processo Ã¨ un teste decisivo perchÃ© Ã¨ lei che ha ricevuto lâ€™ultimo messaggio di Yara, lâ€™ultimo contatto in vita. La mattina mamma Maura Panarese, la signora Gambirasio aveva descritto il legame di ferro di queste tre amiche, che con regolaritÃ sorprendente mangiavano insieme, andavano in palestra insieme, giocavano insieme, partecipavano alle gare insieme. Lâ€™avvocato Camporini chiede a Martina: Â«Ricorda di aver ricevuto il messaggio di Yara?Â». E alllora anche lei allarga i suoi occhi stupiti da cerbiatta: Â«No, non ricordoÂ». Mi chiedo: ma come Ã¨ possibile? Lâ€™evento piÃ¹ grande e terribile della sua vita, dimenticato cosÃ¬? Â«Ricorda se Yara aveva degli amori, se parlava di ragazzi?Â». E lei: Â«Veramente noi parlavamo poco di cose private, solo di ginnasticaÂ». Lâ€™avvocato Ã¨ incredulo: Â«Ma non eravate amiche per la pelle?Â». E lei: Â«I nostri rapporti dipendevano soparattuto dalla ginnasticaÂ». Ãˆ a questo punto del pomeriggio che mi chiedo: hanno solo paura o nascondono qualcosa? Anche Laura Capelli era stata una maestra di Yara, anche lei ha oggi venticinque anni. Ãˆ lei che aveva avvisato Silvia Brena, quella sera. Anche Laura Ã¨ carina, seria, scrupolosa. Ma a tratti anche lei non ricorda bene: Â«Capisce, Ã¨ passato tanto tempoÂ». Le chiedono: Â«Ricorda che il fratello della Brena frequentasse il centro?Â». Risposta: Â«No, assolutamenteÂ». Allora l'avvocato Camporini si spazientisce: Â«Ma come? Se nella testimonianza aveva detto che aveva lavorato al bar!Â». E lei: Â«Ha ragione, avevo dimenticatoÂ».

La mattina, la signora Gambirasio aveva rivelato una circostanza incredibile: la tata di Yara, che le dava una mano a casa, e che nel tempo era diventata una delle sue migliori amiche, era la signora Aurora Zanni. Ma la signora Zanni era anche la moglie del cugino di Giuseppe Guerinoni, lâ€™autista che nel 1969 aveva avuto una storia con Ester Arzuffi. Guerinoni Ã¨ il padre naturale di Massimo Bossetti. Fa un poâ€™ di impressione scoprire che il figlio di Aurora, Damiano, allâ€™epoca ventenne, fosse un habituÃ¨ della casa dei Gambirasio. Il ragazzo nei giorni del delitto era nel Mato Grosso, ma frequentava un luogo cruciale di questo delitto, la discoteca Â«Sabbie mobiliÂ». Sarebbe sua la traccia di Dna da cui si Ã¨ risaliti alla Arzuffi, e quindi a Bossetti. Anche Silvia Brena in aula ripete: Â«Frequentavo la discoteca Sabbie mobiliÂ». Il corpo di Yara Ã¨ stato ritrovato nel campo di Chignolo, esattamente di fronte alla discoteca. Chiedono alla Brena, ancora una volta: Â«Si ricorda dove Ã¨ stato ritrovato il corpo di Yara?Â». La risposta, so che non ci crederete, Ã¨: Â«No, non mi ricordoÂ».

Ho ascoltato con attenzione la mamma di Yara. Mentre parla Silvia ripenso alle sue parole. Sono rimasto stupito dal rigore della signora Maura, dalla sua meticolositÃ , dalla sua precisione. Ad un certo punto, durante la deposizione, si finisce a parlare - perchÃ© nei processi capita anche questo - della biancheria intima di Yara: Â«Ricorda quale reggiseno indossasse?Â», chiede lâ€™avvocato Camporini. E la presidente: Â«Ma avvocato, come pretende che si ricordi? Anche io ho una figlia, so di cosa parlo!Â». E la madre di Yara, impassibile: Â«Mi permetta, presidente, ma ricordo benissimo che era un reggiseno rosa, sportivo, reagalatole dalla ziaÂ». A questo punto lâ€™avvocato Ã¨ incuriosito: Â«E come fa ad esserne sicura?Â». Risposta: Â«Ho comprato io tutta la biancheria di Yara. Erano pochi capi. E quando quella mattina ho visto quel rosa, ho capito che aveva scelto quelloÂ». Faccio un altro esempio. La madre di Yara racconta di essere entrata in allarme giÃ alle 18.45: Â«Io le avevo detto di tornare alle 18.30. Lei voleva tornare piÃ¹ tardi. Le ho detto: allora alle 18.45. Non avrebbe mai potuto tardare senza informarmiÂ». E il percorso del ritorno: Â«Le avevo detto quale strada fare, incrocio per incrocio. E le avevo raccomandato di passare sul lato del marciapiede dove sono i lampioni, quello con piÃ¹ luceÂ». Allora la presidente le dice: Â«Ma mica puÃ² essere sicura che lo facesseâ€¦Â». E la signora Maura: Â«E invece lo sono. Le spiego. Quando tornavo da fuori, se era nellâ€™orario in cui Yara rincasava, facevo quel percorso con la macchina, proprio per incrociarla: nel 99% dei casi la trovavo proprio lÃ¬Â». Poteva accadere una cosa cosÃ¬ a una madre come questa?

Mentre passano le ore, e sfilano i testimoni, mi viene in mente questo mondo dove Yara Ã¨ cresciuta. Regole e orari, una madre straordinaria, affettuosa, ma attentissima. Mamma Maura dice: Â«A catechismo non ci era voluta andare piÃ¹ per una sua scelta. La palestra era un luogo sicuroÂ». Aggiunge: Â«So che qualcuno la prendeva in giro per lâ€™apparecchio. Ragazzate. Mi pare che la chiamassero â€œCoyoteâ€. Ma non erano cose serieÂ». Gli avvocati, perÃ², trovano, spulciando in biblioteca, che Yara aveva preso in prestito due libri sul bullismo (uno si intitola Â«BruttaÂ», la storia di una figlia angosciata da una madre oppressiva). Lei rimane stupita: Â«Non li avevo vistiÂ». Il signor Gambirasio piange e fa piangere tutti quando racconta con una voce belissima che si arrochisce e si incrina: Â«Era il collante, il sale di questa famiglia, aveva lâ€™argento addosso! Tu le chiedevi un bicchier dâ€™acqua, e lei te lo portava facendo la ruotaÂ». E ride, e piange, e non câ€™Ã¨ soluzione di continuitÃ . Piange e singhiozza soprattutto quando Ã¨ costretto a ripercorrere il suo girovagare disperato per le strade, e gli precipita addosso lâ€™angoscia di quella sera. Non vuole crollare. Si ferma. La presidente lo aiuta con una domanda. Ma lui piange di nuovo. Racconta, perÃ², câ€™Ã¨ la strada era bloccata per dei lavori. Molti non si accorgono delle conseguenze di questa battuta, ma la pm Ruggeri e gli avvocati sÃ¬. Se c'erano i lavori comâ€™Ã¨ possibile che Bossetti girasse in tondo con il suo furgone â€œda predatore?â€.Quella frase, tra le lacrime, ha incrinato un teorema dellâ€™accusa. Ãˆ un processo cosÃ¬, intricato come un sudoku. Dietro ogni dettaglio câ€™Ã¨ una conseguenza, dietro ogni lacrima câ€™Ã¨ un colpo di scena. Ma la vera notizia sono queste ragazze che sembrano saltate fuori da un altro mondo, da un film come â€œIl giardino delle vergini suicideâ€, di Sofia Coppola, queste ragazze belle e smemorate, che forse tacciono solo per prudenza, ma che forse nascondono qualcosa. Yara era una tredicenne che stava esplodendo nella sua vitalitÃ , e che Ã¨ entrata in contatto in palestra con il mondo dei grandi. Forse in palestra ha trovato il bandolo che lâ€™ha portata fuori dal sentiero sicuro della sera? Forse la discoteca Sabbie mobili era lâ€™epicentro della vita, ma anche un porto di mare?

Lâ€™unico ufo, in questa giornata, lâ€™unico che non ha legami con questo mondo, paradossalmente, Ã¨ Massimo Bossetti. Lâ€™unica cosa sui cui le amiche di Yara rispondono tutte la stessa cosa, senza amnesie, e guardandolo negli occhi: Â«Non lo abbiamo mai vistoÂ». Ãˆ incredibile anche il chiasmo che lega le due famiglie, i Gambirasio e i Bossetti: due madri che comandano ogni cosa, due padri che lavorano, portano i soldi, e tornano nei cantieri dal weekend delegando alle moglie, come dice Fulvio, Â«Lâ€™amministrazione della famigliaÂ».

Mentre lâ€™udienza sta per finire ripenso al racconto di Silvia Brena. Quella sera, racconta, dopo aver pianto ed essersi disperata, era andata in oratorio fino alle 23.00. Poi era andata a bere al pub â€œAgadÃ â€. Poi, a sentire i racconti, aveva pianto di nuovo, tutta la notte. Forse un percorso normalissimo, per certe ragazze di questa generazione: disperazione a intermittenza. Forse dietro questi silenzi e questi omissis câ€™Ã¨ unâ€™ombra, un sospetto indicibile, qualcosa che noi non sappiamo.

Ãˆ sera: seguo Silvia nel tribunale mentre accompagnata da un poliziotto esce percorrendo i corridoi, e rimango colpito da un piccolo colpo di scena. Silvia arriva in una stanzetta in cui ci sono tutte le altre amiche che dopo aver testimoniato lâ€™hanno aspettata: cinque ragazze, le ex compagne e le ex istruttrici. Escono, varcano il portone, rispondono Â«No commentÂ» ai giornalisti appostati con la sicurezza che potrebbe avere Belen Rodriguez. Salgono le scale di un parcheggio, e se ne vanno tutte insieme, portandosi dietro tutti i dubbi di questo enigma.

Luca Telese

**peppermint** · Appassionato Iscritti Registrato: 04/09/13 11:10 Messaggi: 272

Yara, lo strano messaggio del padre in segreteria

Sono le 9.16 del 30 novembre 2010 e Yara Ã¨ sparita da quattro giorni quando suo padre, Fulvio Gambirasio, lascia questo messaggio vocale alla segreteria telefonica del cellulare della figlia
Mario Valenza - Gio, 01/10/2015 - 14:44
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â€˜â€™Sono passati quattro giorni... Eh... Devo cominciare a preoccuparmi? Fatti sentire. Fatevi sentire".

Sono le 9.16 del 30 novembre 2010 e Yara Ã¨ sparita da quattro giorni quando suo padre, Fulvio Gambirasio, lascia questo messaggio vocale alla segreteria telefonica del cellulare della figlia. Il settimanale "Oggi" svela alcuni retroscena sul caso dell'omicidio della ragazzina di Brembate di Sopra. Di messaggi, papÃ Fulvio, divorato dallâ€™angoscia, ne aveva giÃ inviati altri, come ha raccontato lui stesso durante la sua deposizione in aula. Ma questo per gli investigatori, e soprattutto per la difesa di Massimo Bossetti ha un valore particolare. PerchÃ© in questo dice "fatevi sentire", al plurale? Sospetta forse che Yara si sia allontanata con qualcuno? O che sia stata rapita? Nasconde qualcosa? Stranamente nessuno glielo ha chiesto, nÃ© il Pm Letizia Ruggeri e neppure i difensori di Massimo Bossetti. E questo Ã¨ solo il primo dei 22 misteri ai quali il processo per lâ€™omicidio di Yara dovrÃ dare una risposta convincente. Tra i dubbi avanzati dal setimanale uno riguarda alcune lettere anonime ricevute dalla redazione.

"Quelle lettere giunte nel settembre 2014 e nel marzo 2015, raccontano di una morte accidentale provocata da un muratore polacco ubriaco in casa di una misteriosa signora e in presenza di altre persone. Prese dal panico, queste si sarebbero liberate del corpo di Yara a Chignolo dâ€™Isola. Fra loro ci sarebbe stato anche Bossetti, che sarebbe svenuto. E il polacco, che parlava troppo, sarebbe stato eliminato facendolo cadere da un ponteggio". Insomma il processo a Bossetti potrebbe vivere alcuni colpi di scena in Aula. la sensazione Ã¨ che la vicenda della morte di Yara, abbia comque dei lati oscuri.

**peppermint** · Appassionato Iscritti Registrato: 04/09/13 11:10 Messaggi: 272

"Yara poteva essere salvata"

Oggi ricostruisce tutto ciÃ² che non torna nel delitto di Brembate
Andrea Riva - Gio, 29/10/2015 - 16:32
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Ci sono molti punti che non tornano nelle indagini di Yara Gambirasio. Il primo: qualcuno cercÃ² la ragazzina nella sera in cui scomparve? In soldoni: cosa accadde davero in quella notte del 26 novembre 2010? Quando iniziarono le ricerche.

Come si chiede Oggi: "Yara poteva essere salvata se le ricerche fossero state tempestive? Si Ã¨ perso tempo nella speranza che lei ricomparisse? Il lavoro di indagine per scoprire il presunto assassino di Yara Ã¨ stato davvero colossale. Si pensi che sono stati fatti 20 mila prelievi di Dna; sono stati fotografati e analizzati in tutta lâ€™alta Italia 4 mila camioncini Iveco e sono state monitorate per nove mesi 59 milioni di telefonate riferite a 118 mila utenze. Eppure resta nellâ€™aria una domanda carica di angoscia: si puÃ² affermare, in coscienza, che la sera del 26 novembre Ã¨ stato fatto tutto quello che si doveva e si poteva fare per ritrovarla viva?".

Secondo le dichiarazioni rese al processo, alle 18.42 Yara vede Fabrizio Francese, il papÃ di una compagna. L'ultimo a vederla viva. Si trovano dell'atrio della palestra dove la ragazza si allena. Si allontana dalla palestra. Nessuna la vede uscire nÃ© la incrocia dopo. Yara ha laciato la palestra? Non lo sappiamo.

Alle 18.44 Yara risponde a un sms di un'amica: Martina Dolci. Il telefono della ragazzina, come riporta Oggi, "aggancia la cella di via Adamello a Ponte San Pietro che copre anche lâ€™area del centro sportivo (quindi questa non Ã¨ la prova che lei fosse uscita)". Cinque minuti dopo, alle 18.49, Yara riceve il suo ultimo messaggino da Martina. Questa volta il suo telefono, riporta Oggi, "aggancia la cella di via Natta a Mapello, cella che copre sia la zona della palestra sia lâ€™abitazione di Massimo Bossetti".

Alle 18.55 il cellulare spegne agganciando la cella di via Ruggeri, zona nord di Brembate. Circa 20 minuti di vuoto.

La mamma di Yara non ha piÃ¹ notizie della figlia. Ãˆ preoccupata e prova a chiamarla. Come riporta Oggi, "dopo tre squilli il cellulare della figlia si spegne. La chiamata Ã¨ rimasta sul tabulato, quindi i tre squilli ci sono stati, mentre Vodafone assicura che il telefono era giÃ spento alle 18.55 ma non sa dire quale cella abbia agganciato alle 19.11".

Passa un'ora. Alle 20.30 Fulvio, il papÃ di Yara, si dirige dai Carabinieri di Ponte San Pietro: "Mia figlia non Ã¨ tornata a casa. Ho paura che sia successo qualcosa di brutto". Il brigadiere Santino Garro, come riporta Oggi, "si fa dare il numero di cellulare di Yara, il nome del gestore, e si rivolge al Comando provinciale". Fulvio Gambirasio ha raccontato cosÃ¬ quei momenti: "Hanno tentato di localizzare il telefonino di mia figlia, dicendomi che era forse nella zona di Calusco dâ€™Adda o Cisano Bergamasco. Poi il brigadiere mi ha tranquillizzato: 'Non si preoccupi, capita che i ragazzi a questa etÃ si allontanino. Ma poi tornano. Ripassi domattina che facciamo la denuncia'". Ma il racconto del sottufficiale, davanti alla Corte dâ€™Assise, Ã¨ diverso: "Con il mero di Yara interpellai il Nucleo investigativo che disponeva del sistema di geolocalizzazione 'Carro' in grado di rilevare in tempo reale se il telefonino Ã¨ acceso e in quale macroarea geografica si trova. Mi risposero che era acceso e si trovava fra Monza e Novara. Il sistema 'Carro', oggi in disuso, non era molto affidabile. Si trattava di unâ€™informazione poco precisa. Per questo, su mandato del magistrato, ci rivolgemmo alla Vodafone con la procedura del 'soccorso pubblico'. La risposta arrivÃ² a mezzanotte e dieci: il cellulare di Yara si era spento alle 18.55 e aveva agganciato la cella di via Ruggeri, a Brembate".

Il problema - come rileva Oggi, che cita il parere dell'ex ufficiale del Genio miliatare Giuseppe Dezzani, Ã¨ che "il sistema 'Carro' era uno strumento che, lavorando sulle triangolazioni delle onde radio e sulle antenne, consentiva lâ€™approssimativa localizzazione di un telefonino e quindi della persona che lâ€™aveva con sÃ©". "Non sempre era affidabile ma spesso ha dato indicazioni utili, tanto che con il 'Carro' sono state fatte fior di operazioni anticrimine. Oggi abbiamo dei protocolli precisi. Le Forze dellâ€™ordine che ricevono la segnalazione di una scomparsa si rivolgono direttamente al gestore del cellulare e hanno la risposta in tempo reale. PerchÃ© le compagnie telefoniche hanno un ufficio apposito con un tecnico presente 24 ore su 24 che Ã¨ in grado di stabilire non solo lâ€™antenna ma anche quale dei tre spicchi che la compongono ha agganciato quel telefono e addirittura a quale distanza si trova. In pochi minuti quindi sono in grado di localizzare chi si sta cercando", spiega Dezzani a Oggi.

Nessuno ha chiesto il perchÃ© delle divergenze tra il racconto di Franco Gambirasio e quello del brigadiere Garro. Soprattutto, rileva Oggi, "nessuno ha chiesto perchÃ© Giancarlo Mancusi, il Pm che era di turno la sera del 26 novembre 2010, non ha aperto un fascicolo sulla sparizione di Yara".

Il fascicolo, infatti, fu aperto solo il giorno dopo (sabato) dal Pm Letizia Ruggeri. L'ex ufficiale Giuseppe Dezzani Ã¨ certo: "Nessuno ha cercato Yara. Questo Ã¨ emerso dal processo. Eppure, secondo i medici legali, almeno fino a mezzanotte la ragazza era ancora viva". Secondo le ricostruzioni, il padre di Yara, dopo aver parlato con i carabinieri, Ã¨ tornato a casa. L'unica in pensiero per Yara Ã¨ la madre: "Anche i tre squilli che la mamma dice di aver sentito, sono una anomalia che va chiarita", afferma Dezzani. "Il cellulare di Yara si Ã¨ spento alle 18.55 o alle 19.11? Se la chiamata delle 19.11 figura sui tabulati perchÃ© la Vodafone non dice quale cella ha agganciato il telefono a quellâ€™ora? Dovâ€™era Yara? In realtÃ , forse câ€™Ã¨ una spiegazione. Yara era in compagnia di unâ€™altra persona che sentendo il telefono squillare le ha impedito di rispondere e ha tolto la batteria che poi, con la Sim, Ã¨ stata trovata nella tasca del giubbotto della ragazza". Eppure su quella batteria non ci sono impronte digitali. Nemmeno della piccola Yara.

La mamma quella sera ha telefonato alle maestre e alle compagne di Yara: "Ma in palestra non câ€™era piÃ¹ nessuno, cosÃ¬ ho chiamato mio marito per avvertirlo", racconta Maura Panarese.

A questo punto anche Fulvio Gambirasio esce per le strade di Brembate. Non trova la figlia, rientra in casa e aspetta la mattina per poi tornare dai Carabinieri a confermare: "Mia figlia Ã¨ scomparsa".

**peppermint** · Inviato: Gio Nov 05 2015, 12:26:20 Oggetto: Descrizione:

**peppermint** · Inviato: Sab Nov 07 2015, 16:38:06 Oggetto: Descrizione:

Sulla giacca di Yara il sangue della prof

L'insegnante di ginnastica Ã¨ l'unica, oltre a Bossetti, ad aver lasciato tracce: "Da dove arrivano? Non lo so"
Paola Fucilieri - Sab, 07/11/2015 - 09:36
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Milano - Credevamo che il caso di Yara Gambirasio - la tredicenne di Brembate Sopra (Bg) sparita da casa il 26 febbraio 2011 e trovata morta in un campo a dieci chilometri da casa esattamente tre mesi dopo - ci avesse abituato purtroppo a tutto.

Stavolta perÃ² la notizia apparsa sul sito online del settimanale Oggi e riportata ieri con grande evidenza in apertura da Dagospia se vera in tutti i suoi meticolosi dettagli potrebbe veramente sconvolgere l'intero impianto accusatorio che punta esclusivamente su Massimo Bossetti - mostro perfetto. Ovvero, come avevano detto i Ris Â«con un Dna (quello scoperto sugli slip di Yara, ndr ) dal profilo completo e senza margine di erroreÂ».

In sostanza non Ã¨ bastata la donna bergamasca che ha fatto mettere a verbale di aver visto Bossetti con la Â«bambinaÂ» in piÃ¹ occasioni in una macchina posteggiata a Brembate Sopra a partire dal settembre 2010. Ed evidentemente non Ã¨ bastato lo scivolone - clamoroso per tutti noi, ma devastante per i genitori di Yara - sul video del furgone del muratore quarantenne che qualche giorno fa Libero ha spiegato per primo essere stato diffuso apposta dai Ris e dalla Procura Â«a fronte di pressanti e numerose richieste di chiarimenti della circostanza emersaÂ». Dopo tutto questo ora si scopre che sulla giacca della tredicenne di Brembate ci sono addirittura delle macchie di sangue. E secondo

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appartengono a Silvia Brena, una delle insegnanti di ginnastica artistica di Yara.

Precisiamo. Si Ã¨ sempre saputo che Silvia Brena, ora venticinquenne, era l'unica persona - oltre a Massimo Bossetti - ad aver lasciato il suo Dna su un indumento di Yara, precisamente sulla manica del giaccone. E infatti, sia lei che il fratello, che quel giorno si erano scambiati degli sms, erano stati intercettati, ma poi esclusi dal caso perchÃ© le loro testimonianze e gli spostamenti fatti Â«erano stati verificatiÂ» avevano chiarito i carabinieri. Quel che non si sapeva era che la macchia da cui si era giunti al Dna dell'istruttrice fosse di sangue.

Tutte le testimonianze sul giorno della scomparsa della ragazzina dicono che quando era entrata in palestra Yara non aveva la giacca, ma la Brena in tribunale ha sempre ripetuto di non ricordare di averle parlato e di essere andata in un altro piano a fare degli esercizi. Allora quel Dna da dove arriva? Â«Non lo so - ha dichiarato incessantemente la Brena davanti agli inquirenti e durante la sua testimonianza in tribunale - di quel giorno non ricordo nienteÂ».

Â«Non Ã¨ saliva o altro materiale biologico perchÃ© risulta positiva al sangueÂ» sempre secondo Oggi , avrebbe spiegato incalzato dalle domande dei difensori di Bossetti, il capitano Nicola Staiti, uno degli ufficiali del Ris di Parma che ha firmato la relazione su tutte le attivitÃ di indagine scientifica. E avendo resistito a tre mesi d'intemperie, alla neve e alla pioggia, si conclude che non possa trattarsi che di una traccia lasciata nelle ultime ore di vita di Yara. Â«Aveva un profilo complesso - ha aggiunto, sempre parlando della macchia l'ufficiale dei Ris ai legali della difesa -. L'abbiamo trovata perchÃ© sul polsino del giaccone c'erano aloni scuri. CosÃ¬ abbiamo scoperto che si trattava di una traccia genetica. Era il Dna della BrenaÂ». Ma puÃ² essere una traccia lasciata per contatto?, ha chiesto l'avvocato Claudio Salvagni. Â«Lo escludereiÂ», ha risposto l'ufficiale, Â«Ãˆ qualcosa di piÃ¹ corposoÂ».

Non sarebbe il caso che qualcuno ora aiuti Silvia Brena a sforzarsi al massimo per ricordare?

**peppermint** · Inviato: Gio Nov 12 2015, 13:10:24 Oggetto: Descrizione:

Yara, spunta un secondo uomo?

Il settimanale Oggi rivela: "C'era un altro furgone nel luogo e nell'ora in cui Ã¨ scomparsa la 13enne"
Chiara Sarra - Mer, 11/11/2015 - 15:51
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Sulla colpevolezza di Massimo Bossetti in questi mesi sono stati sollevati tanti dubbi.

E con il processo che entra in fase calda, sono sempre piÃ¹ i dettagli che mettono in bilico la teoria dei pm.

Ora, stando a quanto rivela il settimanale Oggi, spunta pure un altro uomo. Un nome comparso "marginalmente" nelle indagini, ma che tutti conoscono a Brembate. Si tratterebbe del proprietario di un furgone inquadrato dalle stesse telecamere che inchioderebbero Bossetti: un veicolo che fa lo stesso giro attorno alla palestra e nella stessa ora di quello del muratore di Mapello.

Il settimanale lo descrive come un uomo che, vivendo a poca distanza dalla palestra, "spesso si lascerebbe andare ad apprezzamenti sconci verso le ragazze e pare si fosse invaghito di una donna molto vicina a Yara". Su di lui avrebbero giÃ concentrato le attenzioni gli inquirenti, ma lui sarebbe riuscito a difendersi con un alibi inattaccabile. Poco si sa perÃ² di quanto siano state approfondite queste indagini, sia sul Dna sia sulla sua presenza nel luogo e nell'ora di scomparsa di Yara Gambirasio.

**FrankJScott**

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